mercoledì 25 novembre 2015

Lo scenario siriano raccontato da uno US Senator


da spaziohelios.it

Spazio Helios riporta l'esclusiva intervista realizzata dalla testata SpondaSud al Senatore americano Richard Blake della Virginia. Un punto di vista decisamente poco convenzionale nell'establishment statunitense che merita di essere divulgato.

L’aviazione russa ha cambiato drammaticamente la situazione sul campo nel conflitto siriano mostrando al mondo intero che i terroristi islamici possono essere colpiti e sconfitti dalle forze lealiste se supportate da un sincero alleato. Ma, come uno scorpione, l’ISIS e le altre organizzazioni terroristiche colpiscono dove e quando uno non se lo aspetta. I recentissimi attacchi a Parigi sono una dimostrazione chiara e tragica di questa verità. Spondasud ne parla con il Senatore Richard Black del Senato statale della Virginia, recentemente rieletto alla sua carica.
  •  Il vecchio scenario siriano è cambiato dall’intervento russo contro i terroristi. E’ rimasto sorpreso dal comportamento dei russi?
Mi sono sentito molto sollevato quando la Russia ha finalmente inviato aerei per sostenere il legittimo governo della Siria. Sentivo che sia la Russia e che l’Iran erano in attesa fino a quando l’accordo nucleare iraniana fosse stato perfezionato e questa sensazione si è rivelata corretta. Quando la Russia ha iniziato a rafforzare le forze di terra siriane, gli Stati Uniti subito hanno gridato allo scandalo. Abbiamo sostenuto che i russi dovrebbero ignorare la filiale di al-Qaeda “Esercito di Conquista” e invece attaccare obiettivi ISIS. Ma l’Esercito di Conquista ha minacciato di invadere le basi aeree della Russia in Siria se non fossero stati subito fermati. Chiedere alla Russia di ignorare una minaccia militare imminente e invece perseguire lontane forze ISIS erano semplicemente assurdo. Nonostante la complessità della guerra, ci sono essenzialmente due forze oggi – Siria e terroristi. E ci sono due concorrenti eserciti terroristici – ISIS e l’Esercito di Conquista. Entrambi sono figli di al-Qaeda, che ha ucciso 3000 americani l’11 settembre 2001. L’Esercito di Conquista è costruito attorno al-Nusra, che ha giurato fedeltà ad al-Qaeda. Così gli Stati Uniti ora sono tornati ora al punto di partenza nella guerra al terrorismo. Oggi, armiamo ed addestriamo al-Qaeda – la stessa forza che ha abbattuto le Torri Gemelle e ha colpito il Pentagono. Oggi, inviamo missili anticarro all’Esercito di Conquista e quei missili vengono utilizzati per prolungare la miseria del popolo siriano.
  • Le forze siriane erano esauste dopo quasi 5 anni di guerra ma la Russia ha aiutato a migliorare le difese della nazione. Secondo la sua esperienza, che cosa dobbiamo aspettarci nel prossimo futuro di guerra?
La Turchia è la linea di rifornimento per tutti i terroristi nel nord della Siria. Quando i curdi cominciarono a sigillare il confine turco con la Siria, gli Stati Uniti hanno concordato un tipo di “no fly zone” in cambio per la Turchia dell’adesione alla coalizione, in gran parte inefficace, contro l’ISIS. In realtà la Turchia è il più stretto alleato dell’ISIS. I Turchi non avevano alcuna intenzione di nuocere all’ISIS. Invece la Turchia ha lanciato 297 attacchi aerei contro i curdi eroici che avevano sconfitto l’ISIS a Kobani. I Turchi hanno spinto le forze curde lontano dal segmento di confine turco utilizzato dalla Turchia per rifornire l’ISIS. Quella mancanza di confine conduce direttamente a Raqqa, la capitale di ISIS. Migliaia di camion armati vengono spediti dalla Turchia in Siria e Iraq e viaggiano attraverso quella “no fly zone”. Tuttavia, con l’aiuto russo, i terroristi sono stati respinti in molti settori. E proprio la settimana scorsa, la Siria ha rotto i tre anni di assedio alla base aerea di Kuweires. Con l’aiuto della Russia, la Siria è riuscita a salvare 1.200 valorosi giovani soldati da morte certa. Ricordate, i terroristi non hanno alcun campo per i prigionieri di guerra, essi sono addestrati dai servizi segreti occidentali ad uccidere tutti i prigionieri, al fine di diffondere il terrore. In futuro molto dipenderà da quanto saranno efficaci i missili anti-carro americani nello smussare le avanzate siriane. Ci sono indicazioni che, oltre ai missili anticarro TOW,  possono essere stati forniti in numero limitato dei missili anti-aerei spallabili. Tuttavia, i recenti attacchi terroristici a Parigi possono indurre l’Occidente ad essere riluttante nel rilasciare MANPAD in gran numero. Tutte questi missili, MANPAD e TOW, possono distruggere aerei passeggeri durante  il rullaggio per il decollo. Essi presentano un pericolo chiaro e presente per l’aviazione civile e l’Occidente lo deve soppesare assieme la sua continua aggressione contro il popolo siriano.
  • I terroristi di Al-Qaeda e dell’ISIS hanno usato ed usano massicciamente missili anti carro, I ben noti TOW. Queste armi sono fabbricate negli Stati Uniti. Come è possibile che questo tipo di armi sia finito nelle mani di quei demoni?
I missili TOW sono forniti ai terroristi in due modi. In primo luogo, vengono inviati ai cosiddetti ribelli “moderati”. Quei ribelli spesso li passano direttamente ai terroristi. In realtà molti ribelli addestrati dagli Stati Uniti mollano rapidamente per unirsi e combattere con al-Qaeda o l’ISIS. In secondo luogo, i missili sono venduti ad Arabia Saudita o Turchia nel quadro degli accordi che vietano loro di trasferirli senza l’approvazione degli Stati Uniti. Recentemente, l’Arabia Saudita ha ricevuto l’autorizzazione degli Stati Uniti di inviare 500 missili TOW ai terroristi che combattono nel teatro di Aleppo. Vendere i TOW ai nostri alleati arabi mantiene le impronte digitali americane fuori dalle armi che vengono trasferite ai terroristi.
  • Migliaia di TOW. Non è possibile che siano stati tutti comprati al mercato nero? 
Pochi missili TOW sono sul mercato nero. Quasi ogni missile è stato deliberatamente fornito ai terroristi dalla Coalizione.
  • Recentemente sulla stampa è apparsa la notizia di un piano per rifornire “ribelli selezionati” di missili anti-aerei spallabili.  Chi potrebbe mai avere una simile idea in un governo?
I primi rapporti erano poco chiari. Tuttavia, tali rapporti sembrano ora giustificati. A quanto pare, questi missili antiaerei spallabili sono attrezzati per limitarne l’uso al teatro siriano attraverso tecnologia basata su GPS. Ciò sembra una manovra molto rischiosa. Si basa sull’assunto che i componenti non possano venir modificati per essere usati altrove.
  • E’ possibile in Siria un secondo “scenario afgano” contro la Russia?
Quando l’Unione Sovietica scomparve, molti di noi sperarono che questo segnasse una nuova era per le relazioni tra Stati Uniti e Russia. Purtroppo, l’apparato della politica estera [Americana] ha avuto migliaia di esperti sovietici con l’interesse a mantenere relazioni ostili con la Russia. Anche se ho servito [nell’esercito] durante la guerra fredda, ho visto un grande potenziale per un terreno comune tra la Russia e l’Occidente. Purtroppo, né i Presidenti Repubblicani né quelli Democratici hanno preso il controllo deciso sulle attività anti-russe del Dipartimento di Stato e della CIA. Essi continuano a perseguire azioni aggressive nei confronti della Russia e sono sicuro che alcuni di loro vorrebbero trasformare la Siria in un nuovo scenario afgano. Tuttavia, questo è molto rischioso. Abbiamo visto che l’istigazione del terrorismo islamico è estremamente pericolosa per gli interessi degli Stati Uniti: le nostre azioni hanno ora infiammato tutta la regione e minacciano il diffondersi della violenza in tutta Europa.
  • In Siria le donne guidano automobili, insegnano in scuole e Università, prestano servizio nella polizia e nelle forze armate. In Arabia Saudita le donne sono decapitate con l’accusa di stregoneria. Perché Washington accusa il Presidente Assad di tutto e tace con la Casa dei Saud?
Il generale Wesley Clark, ex Comandante supremo alleato dell’Europa, ha rivelato che nel 2001 sono stati redatti dei piani americani per rovesciare sette paesi pacifici, tra cui la Siria. Dieci anni dopo, il segretario di Stato Hillary Clinton ha messo tali programmi in azione. A quel tempo, la Siria era una nazione stabile e pacifica. Sotto il presidente Assad i siriani avevano la maggiore libertà religiosa e i maggiori diritti delle donne rispetto a qualsiasi altro popolo arabo. Ma nel 2011 agenti dei servizi segreti stranieri e la Fratellanza Musulmana spinsero delle folle ad attaccare i cristiani e le altre minoranze religiose. Hanno volutamente trasformato delle normali manifestazioni in una ribellione violenta che ha infiammato il mondo islamico e provocato 250.000 morti. Questo non è stato fatto per migliorare la libertà siriana, dal momento che i siriani erano già liberi come qualsiasi popolo in quella regione. L’Arabia Saudita, d’altra parte, è una delle dittature più brutali del mondo. Permise ufficialmente la schiavitù fino al 1962. E dal momento che il Corano approva la schiavitù [Non è così – NdT], la schiavitù è quasi certamente praticata tranquillamente da alcuni dei nostri alleati tra gli Stati del Golfo. L’ISIS è stato finanziato dall’Arabia Saudita. L’ISIS gestisce apertamente dei mercati di schiavi ed io non sono a conoscenza del fatto che i nostri alleati arabi della coalizione abbiano criticato questa pratica. Ho letto la Costituzione siriana. Protegge la libertà religiosa, i diritti delle donne e lo Stato di diritto. Richiede elezioni nazionali. Il presidente Assad è stato eletto da un enorme margine alle elezioni che sono apparse le più eque possibili, considerando gli impedimenti del tempo di guerra. Nel corso di tali elezioni, le nazioni occidentali si rifiutarono di consentire ai siriani nei loro paesi di votare. Hanno impedito il voto ai siriani nei loro Paesi perché sapevano che avrebbero votato a grande maggioranza a favore di Assad. L’Occidente ha evitato questa situazione imbarazzante semplicemente vietando di votare a tutti i siriani all’estero. L’Occidente non vuole in Siria un presidente eletto dal popolo. Vogliamo installare un fantoccio, un Quisling, che tradirà la sua gente. Molti dei nostri alleati della coalizione sono dittatori assoluti. Non avrebbero mai permesso elezioni come quelle in Siria. Si chiamano re ma in Medio Oriente, che è semplicemente un altro termine per il dittatore. America è diventata una alleata dell’Arabia Saudita a causa della politica del petrolio e della capacità saudita di comprare amici politici. Oggi, è chiaro che gli Stati Uniti potrebbero essere il più grande produttore al mondo di petrolio se scegliessero di esserlo. Questo ci permetterebbe di prendere le distanze dall’Arabia Saudita, cosa molto positiva per la pace nel mondo.
  • C’è niente che un onesto gentiluomo della Virginia possa fare per fermare la guerra in Siria?
Il 1° aprile del 2014 ho scritto al presidente Assad. La mia lettera ha causato onde d’urto in tutto il mondo. Era come fossi “il ragazzo che ha detto che il re era nudo”. I media si sono indignati e hanno tentato di distruggermi deridendo la mia lettera. Ma la mia lettera ha detto solo due cose: in primo luogo, ho ringraziato l’esercito siriano per il suo galante salvataggio dei cristiani tenuti prigionieri dai terroristi lungo il massiccio del Qalamoun. Poi, ho detto che non potevo spiegare perché gli Stati Uniti sostenessero gli stessi terroristi di al-Qaeda che aveva ucciso 3000 americani il 9/11. Quando sono stati pubblicati degli estratti dalla mia lettera, molti hanno ritenuto che le mie opinioni fossero convincenti. Hanno cominciato a mettere in discussione e poi a criticare apertamente la politica degli Stati Uniti in Siria. Continuerò a parlare e lo farò fino a quando ai siriani sarò permesso di determinare il proprio futuro ed eleggere il proprio governo. Credo che sempre più persone si rendano conto dell’assurdità di schierarsi con i terroristi contro la Siria. Essi non credono più al mito di “moderati attentamente controllati”. Abbiamo bisogno che le persone capiscano che se Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna smettessero di sostenere i terroristi, la guerra sarebbe finita. I rifugiati potrebbero tornare a casa. È così semplice. Noi siamo la causa della guerra e la possiamo terminare quando vogliamo.
  • I Siriani nei territori occupati molto probabilmente non leggeranno questa intervista. Potrebbe ugualmente dire qualcosa a coloro che sono ancora sotto i piedi dei terroristi?
Io sono un patriota americano. Diversamente dalla maggior parte dei funzionari, ho combattuto e sanguinato per il mio Paese durante alcuni dei combattimenti più feroci a memoria d’uomo. Come ufficiale del Corpo dei Marine, sono stato ferito ed entrambi i miei marconisti sono stati uccisi vicino a me, mentre attaccavamo le posizioni nemiche lungo il fiume Hoi An in Vietnam. Come pilota di elicottero, ho anche volato in 269 missioni di combattimento ed il mio veicolo è stato colpito da fuoco nemico in più occasioni. Quindi le mie opinioni rappresentano la convinzione di un patriota che l’America è migliore di questo. Se fossi più giovane, combatterei e forse darei la mia vita per la Siria, perché credo che la sua causa sia giusta. Vorrei lottare per difendere non solo i miei fratelli e sorelle cristiani ma tutti i buoni siriani di ogni fede. Ogni sera, io prego il nostro Salvatore, Gesù Cristo, affinché cessino gli interventi stranieri in Siria. Prego per i soldati siriani e tutti i loro alleati, che siano vittoriosi e liberino la Siria. Prego per i coraggiosi russi, che tornino sani e salvi da ogni missione eroica. Il mio cuore si spezza per le donne e i bambini tenuti come schiavi a causa delle operazioni segrete americane. Non riesco a credere che siamo diventati complici nel ristabilire la schiavitù in Medio Oriente. Sono profondamente addolorato quando vedo i terroristi che sosteniamo commettere esecuzioni di massa di prigionieri indifesi e quando vedo uomini crocifissi o bruciati o annegati da coloro che ci sono favorevoli. Ma vorrei anche dire questo. Ogni giorno, sempre più americani ed occidentali si rendono conto di quanto spregevoli siano state le nostre politiche siriane. Le persone chiedono la pace in Siria. Molti americani sono grati che la Russia e l’Iran si siano affrettati a sostenere la Siria nel momento del bisogno. Io starò con la Siria e non vi abbandonerò mai se siete siriani liberi sotto la protezione del governo, o se siete schiavi dei terroristi. Credo che la Siria sarà libera di nuovo. E l’eroismo di coloro che hanno difeso la vostra Nazione continuerà a vivere nella Storia per le generazioni a venire. Chi avrebbe mai immaginato che una piccola Nazione come la Siria avrebbe resistito con tanto coraggio contro questo male così esteso? Questo può essere accaduto solo attraverso la grazia di Dio. Ed io onoro ciascuno di voi, io che piango per voi che soffrite.
  • Che cosa pensa del terribile massacro operato dai terroristi islamici a Parigi? Cosa possiamo fare per impedire tali eventi?
Gli attacchi di Parigi sono stati tragici ed il presidente Hollande ne ha accusato l’ISIS. Tuttavia, io accuso anche il Presidente Hollande per aver contribuito a creare l’ISIS, in primo luogo. Quando la Francia, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti si unirono ai despoti arabi per avviare la rivolta siriana, sapevano che stavano scatenando il terrore contro il popolo siriano. Pensavano che il terrore potesse essere contenuto? Sono stato a Parigi diverse volte e sono molto affezionato alla Nazione francese. Così mi sono rattristato ed arrabbiati per la perdita di vite umane francesi. Ma vorrei suggerire che i francesi concentrino parte della loro rabbia sul proprio governo, che ha tradito tutte le persone oneste armando questi terroristi feroci in Siria. Vorrei rovesciare la mia rabbia sull’Unione europea e il governo francese per aver invitato migliaia di potenziali terroristi ad entrare liberamente in Europa, dove possono macellare le famiglie di ogni Nazione dell’Unione europea. Sappiamo che almeno uno degli assassini era appena arrivato dalla Siria e un altro dall’Egitto. Ho sentito stime che il 30% dei cosiddetti immigrati provengono dall’ISIS o sono simpatizzanti dell’ISIS. Non sono attacchi terroristici inevitabili quando i terroristi arrivano in Europa quotidianamente ad ondate? Non è un atto di tradimento invitare nel vostro Paese le persone che vi disprezzano? La gente deve respingere il male che permea le nostre capitali e trovare nuovi capi – patrioti che difendano le loro Nazioni e fermino il terrorismo scatenato sul mondo. Sciogliere l’Unione Europea e la NATO se questo è quello che ci vuole. Ma in qualche modo, farla finita.

di Costantino Ceoldo 

lunedì 23 novembre 2015

Gorizia, dagli Archivi la verità: oltre 800 infoibati


http://ilpiccolo.gelocal.it

Esaminate dalla Lega Nazionale le carte ignorate dagli storici, emergono 1024 deportati. Si salvarono in 200 


GORIZIA L’elenco dei goriziani tornati dalle deportazioni titine conta circa duecento persone ed era a disposizione di tutti già dal 1996. Era sufficiente andare a cercarlo. Ufficialmente in 19 anni di desecretazione a nessuno storico è venuto in mente di farlo e ammesso che qualcuno lo ha abbia fatto, le informazioni sulle foibe ha deciso di tenerle per sé. A mettere il naso negli archivi romani e togliere la polvere dalle carte è stata la Lega Nazionale.

Il presidente Luca Urizio, insieme al ricercatore Ivan Buttignon, ha passato una settimana nei fondi del ministero dell’Interno, della presidenza del Consiglio dei ministri e del ministero degli Affari esteri a controllare documenti su documenti. Nel corso di questa missione bipartisan resa possibile grazie al supporto operativo del senatore democratico Alessandro Maran e al contributo del Comune di Gorizia, Urizio e Buttignon hanno trovato la lista completa di quanti erano stati deportati dall’esercito jugoslavo nel maggio 1945 e, con essa, anche quella di chi riuscì a far ritorno dall’inferno.

Sulla copertina timbrata dall’Ufficio informazioni dello Stato maggiore del regio Esercito si legge: “Gli elenchi allegati si riferiscono a n. 1023 persone scomparse da Gorizia (…). Si ignora se dette persone siano state deportate in Jugoslavia dai partigiani di Tito o se siano state uccise e gettate nelle foibe. I nomi sono stati segnalati dalle famiglie degli scomparsi a un nostro informatore che, risiedendo tuttora a Gorizia, desidera mantenere l’incognito”.

La data è quella del primo ottobre 1945. Per il momento il numero esatto di coloro che sono tornati non verrà reso noto perché prima di pubblicare i dati, i ricercatori vogliono concludere le verifiche incrociate con il Comitato dei congiunti dei deportati in Jugoslavia. In nome della verità storica, la Lega Nazionale è in ogni caso intenzionata a mettere i documenti a disposizione della collettività quanto prima. La data più probabile è quella del 10 febbraio, Giorno del Ricordo.

«Abbiamo organizzato la trasferta per dare finalmente ai nostri concittadini molte risposte che storici e ricercatori non sono stati in grado di fornire anche dopo la desecretazione dei documenti avvenuta fin dal 1996, 50 anni dopo il tragico periodo storico che ha sconvolto la nostra città», osserva Urizio. «Dopo giorni di intense ricerche – aggiunge il presidente della Lega Nazionale - siamo rientrati a Gorizia con oltre mille documenti fotografici, molti del tutto inediti».

Urizio sottolinea che sono stati ritrovati, in particolare, molti materiali legati al dramma delle foibe. Tra essi ce ne sono alcuni già apparsi in quello che lui definisce «un libello» privo dei riferimenti ai fascicoli dell'archivio in cui erano stati conservati. «Evidentemente non volevano che si trovassero quelli accanto», è il suo sospetto. «Ho fondati motivi per affermare che volevano che non si trovassero le carte. Si è spesso parlato di segreti di Stato, ma non ce n’erano. Si giocava semplicemente sulle spalle dei martiri e delle loro famiglie».

Per il presidente del sodalizio le liste dei deportati prelevati da Gorizia e di quelli rientrati successivamente in città «permetteranno finalmente di chiudere le polemiche sul monumento al Parco della Rimembranza». Oggi sono 665 i nomi scolpiti sulla lapide. A quelli ne mancherebbero circa 150.

«Riconosco che alle volte le polemiche sono nate a ragione, ma non bisogna per questo strumentalizzare la tragedia. Non è che se i numeri sono maggiori o minori, la tragedia vale di più o di meno. La tragedia è tragedia. Ad essere importante è la storia». Tra gli altri documenti ne sono emersi centinaia “secondari” con testimonianze e rapporti sulle violenze subite dagli italiani nel periodo compreso tra il 1943 e il 1946. Molte informazioni sono considerate di primaria importanza per rileggere nel giusto contesto quel periodo storico.


venerdì 20 novembre 2015

Municipio, Tozzi (FDI - AN): "No alla chiusura del mercato di Via Sommelier"


Omniroma-MUNICIPIO, TOZZI (FDI-AN): “NO ALLA CHIUSURA DEL MERCATO DI VIA SOMMELIER”

(OMNIROMA) Roma, 19 NOV - “Approvata oggi una risoluzione dal Consiglio del I Municipio affinché venga scongiurata la chiusura del mercato di Via Sommelier. Una richiesta sciagurata della soprintendenza di Stato che a nostro avviso è andata assolutamente oltre le sue competenze entrando nel merito di argomenti squisitamente di competenza municipale. 

Come Fdi riteniamo di aver dato voce alle istanze dei residenti dell'Esquilino che più volte, in tante assemblee pubbliche, ci chiedevano di non far chiudere questo presidio commerciale e sociale presente sul territorio da oltre 80 anni. La giunta Municipale ora ha uno strumento in più fornito dal Consiglio per opporsi a questa assurda decisione. Una scelta grave che grazie anche all’iniziativa di Fdi, e al nostro senso di responsabilità nel creare un atto il più ampiamente condiviso da tutte le forze politiche del municipio, auspichiamo si riesca ad arginare. Registriamo l'astensione del M5S che non ha voluto aderire, mentre Fdi si conferma l’unica forza politica all’opposizione, responsabile e costruttiva”.
 
E’ quanto dichiara, in una nota, Stefano Tozzi, capogruppo di Fdi-An nel I Municipio.

giovedì 19 novembre 2015

Sauditi: gli amici dell’Occidente che hanno creato l’Isis



 di Giampaolo Rossi

SE È GUERRA CHI SONO GLI AMICI?
 
Qual è la nazione che in questo momento sta combattendo l’Isis a viso aperto con più determinazione e coraggio? La Russia di Vladimir Putin.
E qual è la nazione a cui l’Occidente ha imposto inutili sanzioni economiche e su cui media e intellettuali hanno calato il velo ipocrita della criminalizzazione e della denigrazione? La Russia di Vladimir Putin, appunto.

Qual è il paese che in questi ultimi decenni ha alimentato, protetto e finanziato il radicalismo islamico in tutto il mondo e le organizzazioni terroristiche più violente? L’Arabia Saudita.
E qual è il principale alleato dell’Occidente in Medio Oriente, al quale Europa e Usa continuano a vendere armi e garantire allettanti partnership economiche? L’Arabia Saudita, appunto.
È questa la contraddizione che porterà l’Europa alla sconfitta in questa guerra che ormai anche le anime belle del buonismo progressista riconoscono come tale.

In una guerra la prima cosa da fare è individuare gli amici e i nemici ed è evidente che in questa, la Russia è nostra amica e i sauditi non lo sono.

Ancora nel Luglio scorso, mentre l’America spingeva per incrementare le sanzioni contro Mosca, la Francia di monsieur Hollande chiudeva con gli sceicchi di Riyad, un accordo di 12 miliardi di dollari per la vendita di mezzi militari e, in previsione, tecnologia francese per la costruzione di reattori nucleari.

SPONSOR DEL TERRORISMO
 
Eppure il rapporto tra le monarchie del Golfo e il radicalismo islamico è ormai comprovato da tempo; quindici dei diciannove dirottatori dell’11 Settembre erano sauditi, così come lo era Osama bin Laden. I sauditi sono il gruppo combattente più numeroso all’interno dell’Isis.
Dagli anni ’70 gli sceicchi del Golfo hanno investito fiumi di miliardi per alimentare il radicalismo islamico wahhabita (la dottrina alla base della monarchia saudita) e soffocare nel sangue tutte le forme d’Islam non estremista o laico.

Rula Jebreal ha definito l’ISIS “un clone del wahhabismo” ; e Thomas Friedman, intellettuale espressione dell’establishment americano, ha scritto che il più “grande dispensatore di Islam radicale” non è l’Iran ma “è il nostro alleato putativo l’Arabia Saudita”. Isis, Al Qaeda e le altre organizzazioni sunnite, “sono la progenie ideologica del wahhabismo iniettato dall’Arabia Saudita nelle moschee e nelle madrase (scuole coraniche) dal Marocco al Pakistan all’Indonesia”; ma anche in quelle europee ed eurasiatiche, aggiungiamo noi, costruite con i soldi degli sceicchi.

ARABIA SAUDITA E ISIS, STESSO INTEGRALISMO
 
La natura integralista, anti-occidentale e anti-moderna dell’Isis e la sharia sono parte integrante anche della dottrina wahhabita applicata dagli sceicchi.

Le decapitazioni dell’Isis che tanto ci inorridiscono, sono prassi in Arabia Saudita essendo la forma più praticata di condanna a morte (fatte pubblicamente e senza alcun diritto processuale) in un paese che è tra i primi al mondo per esecuzioni capitali. La sottomissione della donna, la persecuzione dura e implacabile delle minoranze religiose, la pena capitale per gli omosessuali, l’uso della tortura come prassi procedurale nei processi penali, rendono l’Arabia Saudita il modello a cui il Califfato s’ispira; perché la violazione dei diritti umani nei territori sottoposti alla sharia del Califfato non è diversa da quella che avviene nelle terre governate dagli sceicchi.

 NON SOLO L’ARABIA SAUDITA
 
Diverse fonti d’intelligence provano che oltre l’Arabia Saudita, anche Qatar e Kuwait (altri grandi amici dell’Occidente) finanziano privatamente l’Isis trasformandola nella più ricca organizzazione jihadista del mondo con un valore di 2 miliardi di dollari solo di fondi ricevuti.
Lo scorso anno, il Ministro tedesco Mueller ha accusato pubblicamente il Qatar di finanziare l’Isis
Già nel 2008 il Dipartimento del Tesoro Usa aveva identificato nella Revival Islamic Heritage Society, una Ong con base in Kuwait, il principale centro di finanziamento di Al Qaeda.
E nel 2010 Wikileaks svelò un documento in cui l’allora Segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, ammetteva le donazioni dall’Arabia Saudita erano “la fonte più significativa di finanziamento ai gruppi terroristici sunniti in tutto il mondo”.

 TOSSICI E SPACCIATORI
 
La realtà è che se noi europei volessimo veramente provare a vincere questa guerra portata al cuore della nostra stessa civiltà, dovremmo iniziare a rivedere i nostri rapporti con gli amici del terrorismo e dell’integralismo. 
 Magari iniziando a togliere le sanzioni alla Russia e metterle agli sceicchi del Golfo. Ma non lo facciamo. Perché? Semplice: perché come dice Thomas Friedman, siamo “tossicodipendenti dai petrodollari”; e si sa, nessun tossicodipendente va contro il suo spacciatore.

mercoledì 18 novembre 2015

Sabato 19 dicembre Corteo Nazionale!


CONTRO L'IMMIGRAZIONE, PER LA SOVRANITA'.
DIFENDIAMO LA NAZIONE, RIPRENDIAMOCI LE NOSTRE CITTA'.

Sabato 19 dicembre Gioventù Nazionale scende in piazza con un grande corteo nazionale nel cuore di Firenze: l’obiettivo è quello di lanciare un forte messaggio al governo Renzi, nella sua città d’origine. Una mobilitazione popolare contro l’emergenza dell’immigrazione clandestina gestita in modo fallimentare da una sinistra che ha aperto i confini dell’Italia con rischi enormi per il tessuto sociale, economico e culturale di una Nazione che vive un momento di crisi e che, dopo gli attacchi di Parigi, deve confrontarsi con il pericolo del terrorismo. 

Il pericolo dell’infiltrazione del fondamentalismo islamico, lo Ius Soli e la cittadinanza rapida, le cooperative rosse che gestiscono il business milionario dell’accoglienza, lo sfruttamento della manodopera a basso costo, l’abbandono delle nostre periferie, l’assenza di un futuro per i nostri giovani, l’abolizione del reato di clandestinità, l’insicurezza e la criminalità in crescita, la subordinazione verso un’Europa che non tutela i nostri interessi, la concessione di diritti agli stranieri che i nostri connazionali si vedono negati, l’abusivismo e il degrado nei nostri centri storici, l’attacco ripetuto ai pilastri fondanti della nostra Civiltà e della nostra Tradizione, l’assenza di una politica estera di respiro mediterraneo e continentale, i rischi connessi alla società multietnica: sono solo alcuni dei problemi che, da italiani, abbiamo il dovere di affrontare e risolvere. 

Con noi ci sarà la gente che non vuole chinare il capo. Un popolo al quale non può essere negata la legittima difesa; un Popolo che chiede sicurezza; un popolo che sta subendo gli errori di una classe politica scollegata dalla realtà; un Popolo che vuole poter contare sul diritto ad una casa e ad una stabilità lavorativa; un Popolo stanco di delegare e di subire. 

E’ il nostro Popolo, quello che non vuole rinunciare alla propria identità, che vuole vivere in un paese sovrano, che crede nella giustizia sociale, che vuole restituire una dignità all’Italia e dare una speranza ai propri figli.

SABATO 19 DICEMBRE ORE 16
PIAZZA DELL’UNITA’ - FIRENZE
GRANDE CORTEO TRICOLORE

A seguire cena sociale e 
CONCERTO di ROCK IDENTITARIO 
a CASAGGì FIRENZE, in via Frusa 37.

martedì 17 novembre 2015

Ecco chi finanzia il Califfato




da espresso.repubblica.it

In questo momento così delicato per gli equilibri del Mediterraneo abbiamo intervistato una delle voci più auterevoli. Franco Cardini è il Direttore del Centro di Studi sulle Arti e le Culture dell’Oriente dell’Università Internazionale dell’Arte di Firenze e storico di fama mondiale.

Dalla strage di Charlie Hebdo all'attentato di Sousse è evidente che l'Europa ha la guerra dell’Is in casa. Quali sono le responsabilità dell’Occidente in tutto ciò?
Sia i governi europei che quello americano hanno delle responsabilità non solo recenti, ma che iniziano nel periodo post-coloniale del Medio Oriente. Il peccato originale fu quello di voler fare delle vecchie colonie dei nuovi protettorati economico-finanziari. Gli inglesi soprattutto tentarono di mantenere de facto il controllo di quelle zone, negando l’anima islamica di quel mondo e a seguito di ciò nacquero i primi movimenti islamisti, come i Fratelli musulmani in Egitto. Da allora fino ai nostri giorni le forze occidentali hanno trattato strumentalmente il mondo islamico, facendo i propri interessi. Ancora oggi si pensa che il fondamentalismo sia strumentalizzabile. Gli Stati Uniti, per esempio, favorirono lo stabilirsi degli jihadisti provenienti dallo Yemen e dall’Arabia Saudita in Afghanistan durante la guerra contro l’Unione sovietica, per trasformarla in una guerra santa anti-russa. Essa fu vinta, ma gli jihadisti rimasero e formarono il movimento dei talebani che fino a metà degli anni Novanta fu appoggiato da Washington. Poi i talebani si svincolarono avvicinandosi alla Cina, cosa che ha portato all’11 settembre e a tutte le conseguenze che oggi abbiamo sotto gli occhi.


Cos’è mancato invece all’Europa nella comprensione del mondo arabo e dei paesi che si affacciano sul Mar Mediterraneo?
L’Europa non ha capito cosa realmente stia succedendo. In molti pensano che l’unico nemico del Califfato sia l’Occidente. Ciò è errato e i fatti di questi giorni lo mostrano chiaramente. La maggior parte delle vittime sono infatti di religione musulmana. Gli attentati in Kuwait e Somalia mostrano una forte lotta che è in corso tra sciiti e sunniti, oltre che tra jihadisti e moderati. C’è in atto una guerra civile all’interno del mondo islamico che spinge migliaia di persone in bocca ai fondamentalisti, molti dei quali offrono un programma sociale ed economico fondato sul prestito senza interessi delle banche islamiche che attrae tantissimi giovani. Quello che l’Europa non ha capito è che non c’è solo fanatismo violento, ma anche proposte di alternativa al mondo occidentale. 

Esistono invece proposte di alternativa al mondo occidentale anche tra i cosiddetti islamici moderati?
Esistono, per esempio nel socialismo arabo che si ispira a Nasser che oggi è ripreso dal presidente della Siria Assad e che era stato fatto proprio da Saddam Hussein e Gheddafi. Certo Saddam e Gheddafi  erano  dittatori sanguinari, ma mettevano in prima istanza l’appartenenza nazionale e non la religione e mantenevano uno stato sociale fatto di scuole, università, assistenza e comunicazione che strappava i giovani dall’estremismo ed erano per questo un argine contro il Califfo. Di fatto erano in grado dimantenere la pace. Oggi Assad, che è l’unico ancora in vita, è inviso dall’Occidente perché amico dell’Iran e nemico della Turchia che è membro della Nato. E’ qui il grande problema: paesi come Turchia e Arabia Saudita sono alleati dell’Occidente che però combattono Assad e di conseguenza favoriscono l’Is.

Chi sono dunque i veri alleati dell’Is? E da dove prende i soldi?
Esistono delle complicità finanziarie e economiche tra il Califfato e alcuni stati alleati dell’Occidente, tra cui Turchia, Arabia Saudita e Qatar. Quello che l’Is sta facendo al livello geografico è di ridisegnare il territorio di Iraq e Siria a favore dei paesi citati e a discapito di Assad. Il Califfo però è sempre più forte, tanto da poter porre le condizioni ai propri alleati. Vuole essere l’unico rappresentante dell’Islam radicale e sta tentando di egemonizzare il mondo islamico sotto la sua guida. Nel Medio Oriente sta incontrando difficoltà grazie alle resistenze di Assad e dei curdi, ma sta ottenendo grandi consensi in Africa, dove gli stati sociali sono meno sviluppati se non inesistenti, come in Somalia. Non è un caso che sia in quelle regioni che abbiano origine i flussi migratori che sbarcano sulle nostre coste.


Immigrazione e diffusione del Califfato sono dunque collegate. Quali sono le contromosse con cui bisognerebbe rispondere?
La guerra si vince con l’intelligence e non con i bombardamenti a tappeto. E’ una guerra prima di tutto ideologica da vincere con il soft power e non con le dimostrazioni di forza. Chiudere 80 moschee in Tunisia, come è avvenuto, fa il gioco del Califfo, al quale si regalano simpatie. Fare lo stesso in Italia, come ha suggerito una certa stampa di destra, vorrebbe dire aumentare il rischio. Il Califfo sta alzando il tiro perché vuole che i governi occidentali rispondano con misure dure e indiscriminate come queste che gli porteranno consensi. Più la tensione si alza, più porterà avanti politiche di crudeltà per indurre a reazioni sbagliate. Dicono bene Obama e Papa Francesco quando invitano al dialogo con l’Islam moderato.


Alcuni politici invitano a una nuova crociata contro l’Islam. 
Le conseguenze di ciò le abbiamo già sperimentate con la dottrina Bush, che prevedeva l’identificazione di un grande nemico per giustificare il proprio espansionismo geopolitico. Quando ha identificato il nemico nell’Islam ha invocato a una nuova guerra santa, esattamente come fa oggi il l’Is. Parlare di guerre sante e di soluzioni indiscriminate è sbagliato dall’una come dall’altra parte. Bush attaccando il mondo islamico ha fatto il gioco del Califfo, che tagliando gole fa il gioco della dottrina Bush. Leggo con preoccupazione che essa sta tornando ad essere maggioritaria all’interno del Congresso americano. L’Is va combattuta militarmente, ma agli islamici moderati va aperto il dialogo, altrimenti ci troveremo sempre più jihadisti in Europa.


In Europa la politica di destra ritiene sia possibile che gli jihadisti si mimetizzino ai migranti sui barconi. E’ possibile?
E’  possibile, ma non dobbiamo dimenticare che le cellule jihadiste in Europa ce le abbiamo già. Purtroppo la destra europea pensa a creare consenso e non a risolvere la situazione. Una soluzione che dovrebbero proporre se volessero tentare di risolvere gli eccessi dei flussi migratori è di individuare i veri motivi per cui queste genti scappano e attaccare i veri responsabili. Uno di questi è certamente il Califfo, ma che riesce a radicarsi in un’Africa resa allo stremo dagli interessi di multinazionali che ne hanno sfruttato le risorse e costretto le popolazioni alla fame.

"E’ ora di intervenire militarmente al fianco di chi combatte lo Stato islamico"



 da ilfoglio.it

I tagliagole sono arrivati a 400 km dalle coste italiane. Bisogna andare in Iraq, in Egitto, in Nigeria, anche al fianco delle truppe siriane di Assad, e soprattutto in Libia.
I fondamentalisti islamici hanno portato la guerra in territorio europeo. È un’altra vittoria per loro e l’ennesima sconfitta dell’Occidente. Non sono bastati l’11 settembre, gli attentati di Londra e di Madrid, non è bastato Charlie Hebdo, l’uccisione di Theo Van Gogh e mille altri massacri in tutto il mondo per svegliare l’Europa dal suo torpore.

Chi sa se potrà bastare questo terribile 13 novembre. Chi sa se dovremo invece aspettare che San Pietro sia data alle fiamme e il Louvre abbattuto per blasfemia come i monumenti di Palmira. Cosa altro deve accadere, di quali altre evidenze hanno bisogno i nostri governanti per capire che ci è stata dichiarata guerra?

Siamo stati facili profeti di questa sciagura, perché era tutto drammaticamente prevedibile e drammaticamente previsto. Così come non serve ricorrere a Cassandra o all’oracolo di Delfi per dire che questo non sarà l’ultimo attacco islamico che l’Europa dovrà subire.

L’Occidente soffre di una grave sindrome da rifiuto della realtà. Crede che sia sufficiente negare ciò che ha davanti agli occhi perché le cose tornino magicamente a posto. Purtroppo non funziona così. La realtà, che non sa cosa sia il politicamente corretto e non conosce il galateo, ci dice che abbiamo un problema irrisolto con il mondo musulmano, che noi lo vogliamo oppure no.

È proprio questo il tabù inconfessabile che dobbiamo rompere: non stiamo fronteggiando uno sparuto gruppo di psicopatici, una qualche sorta di setta millenaristica, un semplice gruppo terroristico, ma stiamo combattendo una visione dell’Islam tutt’altro che marginale. E questa visione basata sul fondamentalismo si è rafforzata in tutto il mondo, anche se in forme diverse e non sempre violente. Ha il volto del terrorismo di Al Qaeda, del Califfato sanguinario dell’ISIS e di Boko Haram, ma lo ritroviamo predicato alla luce del sole anche dall’Arabia Saudita e dal Qatar.

I quesiti che l’Occidente si è finora rifiutato di porsi erano stati affrontati con coraggio da Papa Ratzinger nella sua Lectio magistralis di Ratisbona, che tanto clamore aveva sollevato: l’Islam è ancora una religione trascendente che antepone il Corano alla ragione? E l’Islam ammette ancora la conquista e la conversione attraverso la spada?

Sono domande che abbiamo il diritto e il dovere di fare ai musulmani che vivono o vogliono vivere in Europa. Siamo società laiche, e proprio perché laiche riconosciamo a ognuno il diritto di professare la propria religione, purché questa non contrasti con le leggi dello Stato e con la nostra cultura basata sulla ragione, sulla libertà e sull’uguaglianza.

Per questo, sfidando le ire dei benpensanti, reputo che finché il mondo musulmano non avrà fatto chiarezza al suo interno con il fondamentalismo e nel rapporto tra religione e Stato laico, dovremmo dire basta all’immigrazione da Nazioni musulmane, dovremmo rimpatriare immediatamente i clandestini e porre sotto controllo i centri islamici presenti sul nostro territorio. Per arginare i fenomeni terroristici che nascono, è inutile negarlo, all’interno delle comunità islamiche presenti in Europa o importate grazie alle politiche delle porte aperte a tutti dei nostri governanti.

E certo, è ora di affrontare di petto pure l’ISIS, che ha potuto crescere e prosperare solo grazie alla folle ambiguità della politica di Obama. Può sorprendere qualcuno, ma questa è la parte più semplice del lavoro che ci aspetta. Lo Stato Islamico non è un reale pericolo militare: non ha copertura aerea, non ha sistemi satellitari o radar o batterie missilistiche, non ha praticamente armi pesanti. L’Occidente ha la possibilità di spazzarlo via dalla faccia della terra con grande facilità. Basterebbe utilizzare, per capirci, la potenza bellica che la NATO ha rovesciato contro Saddam Hussein nei primi mesi del conflitto del 2003.
Il cancro del Califfato si è nutrito della drammatica inadeguatezza dei leader occidentali. Mai gli Stati Uniti e l’Europa avevano raggiunto un livello così basso di visione geopolitica e strategica. Una combinazione di cinismo e ignoranza dell’amministrazione Obama e di pochezza dell’Europa è alla base del caos imperante in Medio Oriente e in Nord Africa: dal sostegno alle “primavere arabe” che hanno rovesciato i regimi di Gheddafi e Mubarak, al sostegno dei gruppi fondamentalisti sunniti in Iraq e in Siria in chiave anti iraniana e anti-Assad, alla benevolenza nei confronti di quegli Stati che fiancheggiano l’estremismo.

Bene, il tempo di questi giochetti è finito. È ora di intervenire militarmente e con determinazione al fianco dei governi legittimi che combattono l’ISIS in Iraq, in Egitto, in Nigeria, anche al fianco delle truppe siriane di Assad e soprattutto in Libia visto che i tagliagole sono arrivati a 400 km dalle coste italiane.

Dobbiamo farlo attraverso una grande coalizione dei popoli liberi contro la barbarie e l’oscurantismo che comprenda le Nazioni europee, gli Stati Uniti e che non può fare a meno della Russia.

Il futuro nella Famiglia.


Non riusciranno a distruggerlo. 
Non è vecchio, né fuori moda, si chiama futuro: 
una rivoluzione che si rinnova ogni giorno.