giovedì 19 novembre 2015

Sauditi: gli amici dell’Occidente che hanno creato l’Isis



 di Giampaolo Rossi

SE È GUERRA CHI SONO GLI AMICI?
 
Qual è la nazione che in questo momento sta combattendo l’Isis a viso aperto con più determinazione e coraggio? La Russia di Vladimir Putin.
E qual è la nazione a cui l’Occidente ha imposto inutili sanzioni economiche e su cui media e intellettuali hanno calato il velo ipocrita della criminalizzazione e della denigrazione? La Russia di Vladimir Putin, appunto.

Qual è il paese che in questi ultimi decenni ha alimentato, protetto e finanziato il radicalismo islamico in tutto il mondo e le organizzazioni terroristiche più violente? L’Arabia Saudita.
E qual è il principale alleato dell’Occidente in Medio Oriente, al quale Europa e Usa continuano a vendere armi e garantire allettanti partnership economiche? L’Arabia Saudita, appunto.
È questa la contraddizione che porterà l’Europa alla sconfitta in questa guerra che ormai anche le anime belle del buonismo progressista riconoscono come tale.

In una guerra la prima cosa da fare è individuare gli amici e i nemici ed è evidente che in questa, la Russia è nostra amica e i sauditi non lo sono.

Ancora nel Luglio scorso, mentre l’America spingeva per incrementare le sanzioni contro Mosca, la Francia di monsieur Hollande chiudeva con gli sceicchi di Riyad, un accordo di 12 miliardi di dollari per la vendita di mezzi militari e, in previsione, tecnologia francese per la costruzione di reattori nucleari.

SPONSOR DEL TERRORISMO
 
Eppure il rapporto tra le monarchie del Golfo e il radicalismo islamico è ormai comprovato da tempo; quindici dei diciannove dirottatori dell’11 Settembre erano sauditi, così come lo era Osama bin Laden. I sauditi sono il gruppo combattente più numeroso all’interno dell’Isis.
Dagli anni ’70 gli sceicchi del Golfo hanno investito fiumi di miliardi per alimentare il radicalismo islamico wahhabita (la dottrina alla base della monarchia saudita) e soffocare nel sangue tutte le forme d’Islam non estremista o laico.

Rula Jebreal ha definito l’ISIS “un clone del wahhabismo” ; e Thomas Friedman, intellettuale espressione dell’establishment americano, ha scritto che il più “grande dispensatore di Islam radicale” non è l’Iran ma “è il nostro alleato putativo l’Arabia Saudita”. Isis, Al Qaeda e le altre organizzazioni sunnite, “sono la progenie ideologica del wahhabismo iniettato dall’Arabia Saudita nelle moschee e nelle madrase (scuole coraniche) dal Marocco al Pakistan all’Indonesia”; ma anche in quelle europee ed eurasiatiche, aggiungiamo noi, costruite con i soldi degli sceicchi.

ARABIA SAUDITA E ISIS, STESSO INTEGRALISMO
 
La natura integralista, anti-occidentale e anti-moderna dell’Isis e la sharia sono parte integrante anche della dottrina wahhabita applicata dagli sceicchi.

Le decapitazioni dell’Isis che tanto ci inorridiscono, sono prassi in Arabia Saudita essendo la forma più praticata di condanna a morte (fatte pubblicamente e senza alcun diritto processuale) in un paese che è tra i primi al mondo per esecuzioni capitali. La sottomissione della donna, la persecuzione dura e implacabile delle minoranze religiose, la pena capitale per gli omosessuali, l’uso della tortura come prassi procedurale nei processi penali, rendono l’Arabia Saudita il modello a cui il Califfato s’ispira; perché la violazione dei diritti umani nei territori sottoposti alla sharia del Califfato non è diversa da quella che avviene nelle terre governate dagli sceicchi.

 NON SOLO L’ARABIA SAUDITA
 
Diverse fonti d’intelligence provano che oltre l’Arabia Saudita, anche Qatar e Kuwait (altri grandi amici dell’Occidente) finanziano privatamente l’Isis trasformandola nella più ricca organizzazione jihadista del mondo con un valore di 2 miliardi di dollari solo di fondi ricevuti.
Lo scorso anno, il Ministro tedesco Mueller ha accusato pubblicamente il Qatar di finanziare l’Isis
Già nel 2008 il Dipartimento del Tesoro Usa aveva identificato nella Revival Islamic Heritage Society, una Ong con base in Kuwait, il principale centro di finanziamento di Al Qaeda.
E nel 2010 Wikileaks svelò un documento in cui l’allora Segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, ammetteva le donazioni dall’Arabia Saudita erano “la fonte più significativa di finanziamento ai gruppi terroristici sunniti in tutto il mondo”.

 TOSSICI E SPACCIATORI
 
La realtà è che se noi europei volessimo veramente provare a vincere questa guerra portata al cuore della nostra stessa civiltà, dovremmo iniziare a rivedere i nostri rapporti con gli amici del terrorismo e dell’integralismo. 
 Magari iniziando a togliere le sanzioni alla Russia e metterle agli sceicchi del Golfo. Ma non lo facciamo. Perché? Semplice: perché come dice Thomas Friedman, siamo “tossicodipendenti dai petrodollari”; e si sa, nessun tossicodipendente va contro il suo spacciatore.